La Mediazione Familiare come risorsa
La famiglia rimane tale anche dopo la separazione, ciò che cambia sono le modalità con le quali svolgerà le sue funzioni, nell’interesse comune dei figli.
È importante, pertanto, darsi l’opportunità di affrontare insieme gli aspetti più conflittuali delle decisioni da prendere o da modificare, in modo da individuare soluzioni condivise ed autodeterminate, anziché giudizialmente imposte o non adeguate alle reali esigenze della famiglia.
Il Mediatore rende i componenti della coppia in conflitto partecipi, allo stesso modo, delle scelte inerenti la riorganizzazione della quotidianità, con particolare riguardo alle questioni educative, relazionali e di gestione dei figli, negoziate da entrambi su un piano di assoluta parità, e, in quanto tali, realmente condivise e raramente in seguito disattese.
Il Mediatore, grazie alla sua posizione equidistante e imparziale rispetto alle aspettative delle parti in conflitto, restituisce ai genitori il loro pieno potere decisionale, canalizza le loro risorse verso il nuovo scopo dell’alleanza di coppia dopo la separazione: i figli, infatti, sono un’impresa comune che non finisce con la separazione o il divorzio, e nella quale i genitori devono continuare a profondere il loro impegno accompagnandoli e sostenendoli entrambi nel loro percorso di crescita.
L’attuale sistema di gestione del conflitto familiare molto frequentemente provoca frustrazioni, incomprensioni e mortificazioni, oltre ad impoverimento e solitudine, determinando lunghi percorsi giudiziari nei quali le parti, anziché dedicare le proprie energie a progettare e realizzare il proprio futuro, di fatto rimangono avviluppate nelle maglie della vecchia vita, proprio quella che volevano lasciarsi alle spalle perché fonte di malessere.
Ciò accade perché le vicissitudini familiari derivate dal conflitto coniugale sono prevalentemente affrontate con un taglio giudiziario-formale, senza dare il giusto peso e rilievo agli aspetti relazionali ed emotivi che tale conflitto inevitabilmente comporta e che invece sono determinanti per evitare che il conflitto si cronicizzi.
I primi a soffrirne sono i figli, quasi sempre ridotti a spettatori inascoltati o mal ascoltati, mentre gli adulti vedono la propria vita ridotta ad un tunnel che sembra senza via d’uscita, una girandola impazzita di avvocati, tribunali, periti, assistenti sociali, con i relativi costi in termini economici e di dolore.
La Mediazione Familiare, al contrario, è una risorsa per le famiglie - unite e problematiche, separate, ricostituite che siano – perché permette loro di attuare i cambiamenti in modo costruttivo e continuare a prendersi cura dei figli in modo equilibrato e sano.
Essa si contrappone alle strategie del tutto o nulla, del muro contro muro, delle finte concessioni, che di fatto compromettono e sabotano la ricerca di soluzioni.
Il conflitto è molto spesso alimentato da un’errata comunicazione, a causa della quale le persone che lo vivono non riescono a rendere comprensibili le proprie ragioni, e in cui i timori personali vengono trasformati in pensieri dell’altro.
Ciò fa sì che rabbia ed ostilità abbiano la meglio, rendendo molto problematica la ricerca dell’accordo, impedendo l’individuazione di scelte condivise.
Con la Mediazione Familiare la coppia ha l’opportunità di riaprire una comunicazione non distorta, e negoziare, in un ambiente neutrale, tutte le questioni relative alla propria separazione, sia dal punto di vista relazionale che da quello economico, nell’interesse comune dei figli.
Protagonista indiscussa della Mediazione Familiare, quindi, è la coppia genitoriale che, grazie all’ausilio del mediatore, alla sua imparzialità ed equivicinanza ad entrambi, stabilisce durante gli incontri, gli accordi che meglio si adattano ai bisogni dell’intera Famiglia.